Come coltivare i cavolfiori: semina, consociazione e malattie

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come coltivare il cavolfiore orto balcone

Il cavolfiore, Brassica oleracea var. botrytis (CROCIFERE), è coltivato in diverse varietà. Tra le numerose varietà di cavolfiore le più diffuse sono il Precoce di Toscana, il Palla bianca precocissimo e il Napoletano gennarese medio-tardivo.

Il clima ideale per il cavolfiore

Anche se il cavolfiore predilige le zone caratterizzate da un clima fresco, le molte varietà esistenti permettono la sua coltivazione in gran parte delle regioni italiane. Mentre per le regioni meridionali non vi sono grandi problemi, a nord è opportuno utilizzare varietà precoci oppure tardive.

Il terreno ideale per coltivare il cavolfiore

Il cavolfiore predilige i terreni di medio impasto, profondi, ricchi di sostanza organica e ben drenati. Teme i terreni acidi, che ostacolano la crescita e rendono la pianta più sensibile ai parassiti, e quelli poveri di boro, in cui si manifestano alterazioni a carico dell’infiorescenza.

Il robusto apparato radicale richiede una lavorazione profonda del terreno, per assicurare una maggiore riserva idrica alla pianta che, è bene ricordarlo, tra tutte le brassiche è la più sensibile all’aridità.

Concimazione e cure colturali del cavolfiore

Il cavolfiore è una pianta esigente anche in questo campo, richiede terreni molto fertili e ricchi di sostanza organica che però dev’essere ben matura. La migliore forma di arricchimento del terreno per questa coltura è la distribuzione di compost o letame ben maturo (300-350 kg/10 mq), o di una fonte analoga di sostanza organica, alla coltura precedente. Le cure colturali prevedono annaffiature nel periodo successivo al trapianto.

Come e quando seminare i cavolfiori

La semina si effettua in semenzaio alla profondità di 1-2 cm. Il trapianto avviene dopo 30-40 giorni, quando le piantine hanno 5-6 foglie vere e sono alte circa 20 cm. Una volta che le piantine avranno attecchito si provvederà al diradamento.

La facoltà germinativa dei semi del cavolfiore dura fino a 5-6 anni, ma i risultati migliori si ottengono con semi che hanno al massimo 2 anni. Per la germogliazione e la fuoriuscita della plantula dal terreno sono necessari da 5 a 7 giorni. La semina si protrae, a seconda delle zone e delle varietà, da gennaio (per i cavoli estivi) a settembre (per quelli primaverili). Dopo la semina è necessario provvedere a una leggera copertura del seme con un sottile strato di terra distribuita manualmente o con l’aiuto di un rastrello.

Subito dopo si effettua una delicata annaffiatura. In genere si utilizzano da 2 a 4 g di semi/mq, interrati alla profondità di 1-2 cm. Si ottengono così 200-300 piantine per metro quadro di semenzaio: occorrono da 50 a 100 mq di semenzaio per produrre le piantine necessarie a coprire un ettaro.

Il cavolfiore è un ortaggio sensibile che risente in modo particolare della mancanza di boro, responsabile della comparsa di macchie scure e marcescenti sull’infiorescenza.

Il trapianto del cavolfiore

Il trapianto del cavolfiore avviene ponendo le piantine in buchette scavate con un cavicchio. Prima di procedere all’annaffiatura si avrà cura di consolidare il terreno intorno al colletto. Il trapianto va effettuato 40 giorni dopo la semina, quando le piantine hanno emesso la sesta foglia vera e sono alte 20 cm circa.

Avvicendamenti e consociazioni del cavolfiore

Il cavolfiore trae giovamento dalla consociazione con molte piante: insalata da taglio e spinaci svolgono azione repellente nei confronti dell’altica o pulce di terra; pomodoro, sedano, salvia, rosmarino, issopo, timo, menta e assenzio scacciano la cavolaia; trifoglio (piantato a mo’ di pacciamatura verde), pomodoro e Levisticum ostacolano la diffusione della mosca del cavolo. Giovano anche aneto, camomilla, barbabietola, rabarbaro, porri, piselli, taccole, lattuga, cetrioli, fagioli rampicanti, fragole e indivia. È invece da evitare l’associazione con patate, aglio, cipolla e tutte le altre varietà di cavolo.

A causa della loro estrema voracità e del pericolo di trasmissione di fitopatie (soprattutto dell’ernia), tutti i cavoli e più in generale le crocifere (ravanello, ramolaccio, colza, senape, rafano ecc.) non debbono mai essere ripetuti per più di un anno sullo stesso terreno, ma vanno avvicendati con altre colture, in particolare con leguminose (piselli, fagioli, fave, trifogli ecc.), che lasciano il terreno nelle migliori condizioni di fertilità e sofficità.

Come e quando effettuare la raccolta del cavolfiore

Quasi tutte le varietà presentano una maturazione scalare, in genere occorrono da 75 a 150 giorni per ottenere infiorescenze pronte per il mercato e 5-6 passaggi per completare la raccolta. Il momento ottimale per la raccolta del cavolfiore è il raggiungimento del completo sviluppo delle infiorescenze, che comunque non debbono mai perdere la loro caratteristica compattezza né tanto meno presentare i fiori troppo differenziati.

D’autunno bisogna completare la raccolta prima dell’arrivo delle gelate; nel caso lo sviluppo di alcune piantine non fosse ancora completato, si possono ricoverare in luogo ben illuminato, assicurando alle radici un cospicuo panetto di terra ben inumidita. Quando si utilizzano varietà caratterizzate da foglie non ricoprenti il corimbo, per preservarne il caratteristico colore bianco-latteo si può assicurare la protezione dell’infiorescenza dai raggi diretti del sole spezzando le nervature delle ultime foglie, che così cadono ripiegate sul corimbo. A 1-2°C di temperatura e all’umidità del 70-80% il cavolfiore si conserva per 2-3 mesi senza perdere la sua freschezza.

Le avversità della pianta di cavolfiore

Benché rustici e facili da coltivare, tutti i cavoli sono facilmente attaccabili da parassiti e malattie crittogamiche come la peronospora, l’ernia del cavolo, la ruggine bianca delle crocifere, il marciume secco e l’alternariosi o disseccamento fogliare. Sono inoltre particolarmente sensibili ad alcuni parassiti, quali la pulce di terra o altica, il maggiolino, la cavolaia e la mosca del cavolo.

La cavolaia ( Pieris brassicae) è una farfalla molto comune, le cui larve rodono le foglie salvando solo le nervature e le imbrattano provocando marcescenza all’interno della pianta. La mosca del cavolo, invece, rode le radici e il colletto delle piante provocando l’ingiallimento delle foglie cui fa seguito solitamente l’avvizzimento dell’intera pianta che diviene anche facile preda di pericolose infezioni batteriche.

Coltivare il cavolfiore sul balcone

Scelta della varietà – Esistono tante specie di cavoli – cavolo cappuccio, cavolfiore, verza, cavolo nero – e a maturazione estiva oppure invernale. Non sono fra gli ortaggi più adatti per una coltivazione sul balcone perché sono ingombranti e occupano spazio, e in più crescono molto lentamente. Dal momento che il loro ciclo vegetativo è lungo, sulle terrazze converrà coltivare solo quelli invernali in modo da non sottrarre spazio prezioso ai tanti ortaggi che crescono durante l’estate.

Clima – I cavolfiori non sono adatti alle zone fredde (le loro infiorescenze vengono danneggiate se la temperatura scende sotto lo zero) e temono sia l’eccessiva umidità che il caldo e la siccità. Invece i cavoli cappucci, le verze e il cavolo nero non sono danneggiati dalle gelate che, al contrario, ne migliorano il sapore.

Impianto o semina – E più conveniente acquistare piantine già pronte da trapiantare singolarmente in un vaso largo e profondo almeno 40 cm in luglio-agosto.

Coltivazione – I cavoli vogliono un terreno di medio impasto, fresco e arricchito con un fertilizzante ben dotato di azoto e potassio. Bisogna innaffiarli spesso e, durante la crescita, vanno nutriti con una somministrazione di macerato d’ortica.

Raccolta e impiego – I cavoli cappucci vanno raccolti quando la parte centrale è ben formata, soda e compatta, i cavolfiori invece quando l’infiorescenza si è completamente sviluppata ma non si è ancora aperta. Del cavolo nero si possono raccogliere solo alcune foglie alla volta a partire da quelle più esterne.

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