

Il carciofo, Cynara scolymus (COMPOSITE), è coltivato in diverse varietà. I carciofi possono essere classificati in base al periodo di raccolta (varietà autunnali e primaverili), alla presenza di spine (varietà spinose e inermi) e al colore (varietà verdi e violette). Tra le varietà più note il Violetto di Chioggia, il Romanesco, lo Spinoso di Liguria, il Carciofo di Empoli, il Bianco tarantino e il Verde spinoso di Palermo.
Il clima ideale per il carciofo
E’ una pianta tipica dei climi miti, caldi e asciutti, particolarmente sensibile alle brinate, soprattutto durante il periodo di produzione, e ai ristagni d’acqua, che oltre a favorire l’insorgere di marciumi radicali stimolano la pianta a un eccessivo sviluppo vegetativo a discapito della produzione di capolini.
Il terreno ideale per coltivare il carciofo
Il carciofo, anche se si adatta molto bene a diversi tipi di terreno, predilige quelli siliceo-argilloso-calcarei, profondi, di medio impasto, ricchi di sostanza organica ed esposti a mezzogiorno o a sud-ovest. Il carciofo è molto sensibile ai ristagni d’acqua, soprattutto nel periodo invernale.
Concimazione e cure colturali del carciofo
E’ un grande consumatore di azoto, fosforo (conferisce maggiore robustezza ai tessuti e rende i capolini più resistenti ai trasporti) e potassio (aumenta la precocità e la resistenza al gelo). A seconda delle modalità dell’impianto la preparazione del terreno viene effettuata all’inizio dell’estate o in autunno, mediante lavorazione profonda a 40-50 cm. In concomitanza con questa si effettua la distribuzione di compost, di letame o di altra sostanza organica umificata. Il carciofo richiede inoltre abbondanti irrigazioni in estate e, in autunno, va rincalzato al piede prevedendo una spessa pacciamatura di compost o letame maturo. In base al colore si distinguono varietà verdi e violette.
L’impianto della carciofaia
Per l’impianto della carciofaia si usano i polloni, i cosiddetti “carducci”, prelevati dalla pianta madre in estate o in autunno. I polloni si interrano in autunno o in primavera, mentre gli “ovuli” (parti di rizoma con gemme) vengono messi a dimora in estate.
A seconda delle zone e del ciclo produttivo scelto, l’impianto della carciofaia si effettua in estate o in autunno impiegando i germogli che si sviluppano alla base delle piante, i cosiddetti “carducci” o polloni, o gli “ovuli”, costituiti da una porzione di rizoma provvista di gemme. Polloni e ovuli vanno collocati in buchette di 30 cm di diametro e 20 cm di profondità, sul fondo delle quali si pone del terriccio mescolato a letame.
I carducci si interrano in primavera (marzo-aprile) o in autunno (settembre-novembre), mentre gli ovuli in estate (luglio-agosto), a circa 3-4 cm di profondità, serrando molto bene la terra. L’occhio del carduccio deve essere a livello del suolo; ogni buchetta ne contiene tre, che dopo l’attecchimento vanno diradati lasciandone uno solo. A seconda delle varietà, il sesto d’impianto varia da 90-100 cm (tra le file) x 70-80 cm (sulla fila) per le varietà a sviluppo limitato, a 120-130×100-120 cm per quelle a grande sviluppo.
I polloni o carducci si prelevano dalle piante di 2-4 anni, più sane e rigogliose, dopo la ripresa primaverile e poco prima dell’impianto, quando le foglie raggiungono lo sviluppo di 15-20 cm. Per facilitare il loro prelievo si smuove la terra che ricopre le radici fino a scoprire il punto di inserimento dei carducci. Quindi per ogni pianta si scelgono tre carducci tra quelli meglio sviluppati e ben distanziati tra loro, destinati a rimanere in sede, tutti gli altri saranno prelevati con un coltello ben affilato o una roncoletta.
Questa operazione, detta scarducciatura, si esegue ogni anno, anche quando non occorrono nuovi carducci da impianto. Dopo il prelievo si ricoprono le radici di terra e letame e si livella il terreno intorno alla pianta.
Per l’impianto si sceglieranno tra tutti i carducci prelevati quelli meglio conformati, muniti di una buona porzione di radice, con 1-2 radichette, senza gemme latenti, e con 4-5 foglie che vanno cimate a circa metà della loro lunghezza. È bene scartare quelli che si presentano legnosi, senza radichette e con foglie sviluppate eccessivamente.
Gli ovuli, il cui impiego riduce la possibilità di fallanze, vanno invece prelevati dalla pianta madre in luglio-agosto. Si tengono per circa 2 giorni in mucchi coperti con sacchi, o con uno strato di paglia o di erba, bagnandoli 3 volte al giorno per favorirne il germogliamento.
Avvicendamenti e consociazioni del carciofo
Una carciofaia può essere mantenuta sullo stesso appezzamento fino a 7-8 anni, anche se la durata economica più conveniente è intorno ai 3-4 anni. Spesso le carciofaie vengono impiantate in consociazione tra filari di fruttiferi o di olivi. Durante i primi anni di impianto la carciofaia si presta bene a essere consociata a lattuga, semenzali di cavoli, porri, ravanelli, piselli e fagioli.
Come e quando raccogliere i carciofi
La raccolta dei capolini è a scalare e ha inizio verso ottobre per la coltura precoce, si conclude in giugno per quella tardiva. Recidendo i capolini con almeno 20-30 cm di gambo, si prolunga la durata della loro conservazione. A fine autunno si tagliano raso terra i vecchi gambi, e si ricoprono i monconi con uno strato di paglia.
Le avversità nella pianta di carciofo
Il carciofo è frequentemente attaccato da lumache, maggiolini, topi e afidi, che colpiscono la pianta durante la fase di germogliazione provocando l’arricciamento, l’intristimento delle foglie e il possibile sviluppo di virosi. Oltre che con l’impiego di insetti utili (coccinelle, forbicine, crisopidi ecc.), gli afidi si combattono effettuando pacciamature ed energici interventi irrigui.
Più preoccupanti gli attacchi di nottua del carciofo, una piccola farfallina (apertura alare 50 mm) di colore mattone, le cui larve scavano gallerie nelle nervature delle foglie e penetrano nel fusto giungendo ai capolini dove rosicchiano le brattee più interne e depongono escrementi. Tra le crittogame, sclerotinia, disseccamento fogliare e mal bianco.
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